Premessa inutile ma dovuta, così ci togliamo subito il pensiero: questo articolo contiene verità scomode, parolacce, attacchi gratuiti, e un’abbondante dose di satira ignorante. Se sei un giornalista con la sciarpetta e la laurea in Scienze delle Opinioni Personali, chiudi subito e torna a intervistare il cane vegano di Greta.
Trump mette i dazi? Finalmente qualcuno con le palle
Eccolo lì, il ciuffone arancione che fa tremare la sinistra radical chic e la Ursulina in infradito: Donald J. Trump torna in sella e lo fa come solo lui sa fare, ovvero a colpi di dazi, urla, Twitter e arroganza a stelle e strisce. E sapete una cosa? C’ha ragione. Sì, avete letto bene: i dazi sono giusti. E non lo diciamo solo perché abbiamo passato il weekend con un Amarone in una mano e una porchetta nell’altra (che comunque aiuta), ma perché questa finta indignazione europea è il teatrino più ridicolo dai tempi del “sacrificio di Elsa Fornero”.
La sinistra italiana gode: “È colpa della Meloni!”
Appena Trump ha detto “tassiamo il parmigiano, la pasta e il prosecco” (cioè praticamente ci ha messo il bollino “Made in Italy = figo”), ecco che le sinistre italiane sono partite in quarta: “Colpa della Meloni!”. Ma che c’entra? Niente, ma quando mai è servita una connessione logica per far partire un pianto democratico?
Secondo loro, la premier avrebbe dovuto andare a Washington, inginocchiarsi davanti alla Casa Bianca, offrirgli due mozzarelle di bufala e cantare “Bella Ciao” in falsetto per fermare i dazi. Magari funzionava, ma l’orgoglio patriottico le ha impedito di scendere a certi livelli. E meno male, aggiungiamo noi.
Notizia shock: i poveri americani non compravano prodotti italiani neanche prima
E adesso il passaggio più scandaloso dell’intera vicenda. Pronti? Eccolo: i poveri americani non compravano il nostro cibo manco prima dei dazi. Sì, avete capito bene. Il problema non è Trump. Il problema è che in Alabama non sanno manco cosa sia un pecorino romano. Al massimo conoscono “cheese” e pure quello lo sciolgono sulle patatine fritte.
Questi mangiano pollo fritto alle 7 del mattino, bevono litri di soda rosa fluorescente e pensano che “pasta al dente” sia una forma di tortura medievale. A loro del Parmigiano Reggiano non gliene fotte una sega, anche perché, il 90% degli yankees, con i 44 dollari che costa un chilo di “Italian Parmesan” portano quattro giorni la famiglia ad ingozzarsi di merda nei Fast Food.
Obesità americana: merito dei Mac e dei China Food.
Un americano medio, può passare la sua intera esistenza senza vedere un pomodoro vero. Vanno nei fast food cinesi, ordinano quattro chili di involtini primavera, tre porzioni di pollo all’arancia (che in Cina non sanno neanche cosa sia) e un secchio di riso fritto. Poi si lamentano se il colesterolo gli esplode come un airbag della Chrysler. Il cibo italiano non li ingrassa perché, banalmente, non se lo possono permettere. Troppa qualità, troppo amore, troppa dignità: tutte cose incompatibili con un McChicken da 0,99$.
Chi ha i soldi continuerà a comprare italiano (e a bere vino friulano, ovvio)
E mentre il popolo beve Mountain Dew con i nuggets, l’élite americana – quella con i soldi, i fegati nuovi e la moglie che fa yoga con la capra – continuerà a comprare burrata pugliese, bottarga sarda e vino friulano. Esattamente come e quanto hanno fatto fino ad ora. Perché? Perché il vino americano fa schifo. È acido come la bile di Travaglio e ha lo stesso bouquet olfattivo di una rastrelliera di Decathlon. Altro che Refosco! Chi può, continuerà a importare e pagare anche con i dazi. Vale per il cibo esattamente come per la moda ed il 90% delle esportazioni italiane in USA. Perché, in fondo, il made in Italy è come il Viagra: costa, ma te lo fa rizzare.
I giornalisti mentono (come sempre)
E adesso passiamo al teatrino della stampa europea, quella che vive con la puzza sotto al naso e la verità sotto il tappeto. La narrativa? Trump è finito, Trump è odiato, Trump non lo vuole più nessuno. Peccato che i sondaggi – quelli veri, non quelli cucinati a Bruxelles – dicano esattamente il contrario. In realtà, Trump continua ad avere un gradimento altissimo. Lo vogliono i contadini, gli operai, gli imprenditori, i becchini e pure un paio di rapper. Ma in Europa fa comodo far finta di nulla. Così si può continuare a scrivere editoriali strappalacrime su quanto è bello Biden quando si ricorda dove si trova o come si chiama.
Gli oracoli comunisti delle puttanate
Uno su tutti (solo perché me lo sono appena pippato in TV) Antonio Caprarica, l’uomo con più cerume che pensieri liberi, l’esperto di Royal Family che ha deciso di buttarsi in economia internazionale come se niente fosse. Secondo lui, i dazi sono la prova che “Trump è impazzito”. Detto da uno che parla con serietà delle mutande del Principe Harry, non possiamo che prenderlo come un complimento. Caprarica ha la rara capacità di parlare per mezz’ora senza dire un cazzo niente, un po’ come quelli che leggono Il Sole 24 Ore e credono di essere esperti di borsa o quelli che ascoltano l’oroscopo di Paolo Fox e ci vedono delle verità assolute. Ma almeno Fox ogni tanto ci azzecca.
La Germania? Nella merda. E ci sta benissimo.
E infine, goduria delle godurie, eccola lì: la Germania col culo per terra. Perché, diciamolo: se togli le auto e la birra alla Germania, ti rimane solo Angela Merkel che legge Kafka in sauna. E sapete una cosa? LE AUTO AMERICANE SONO Più MEGLIO. I tedeschi fanno macchine perfette per chi non ha emozioni. Gli americani, invece, fanno dei mostri V8 che consumano come un idrante ma ti fanno sentire vivo. In Europa, però, costano una follia a causa dei – UDITE UDITE – DAZI EUROPEI!!!
E sulla birra? Beh, spiace dirlo, ma tra una Budweiser e una Pilsner tedesca almeno la Bud puoi berla a baseball senza sembrare un turista in Oktoberfest.
Ursula Borderlain e la SUA Tedeschia
Ah, Ursula Ursula. La signora che, con il suo accento teutonico, ci parla di unità europea mentre, con la faccia come il culo, tenta di spingere l’Europa a regalare OTTOCENTOMILIARDI ai SUOI crucchi per convertire le LORO industrie in fabbriche di armi. Esattamente come fece un piccoletto austriaco con strani baffetti poco meno di cent’anni fa.
Trump sarà pure rozzo, ma ci ha fatto un favore
In fondo, questi dazi sono una benedizione mascherata. Fanno pulizia, separano i veri estimatori del made in Italy da quelli che ordinano la carbonara con la panna. E ci ricordano che l’Italia non ha bisogno di svendersi, ma solo di farsi rispettare. Anche a colpi di vino friulano, mortadella e spread ai fagioli.
Quindi grazie Trump, continua così. E se devi mettere un dazio anche sulla mozzarella vegan o sul “limoncello” fatto nel New Jersey, fai pure. L’Italia ti applaudirà… dal divano, con un piatto di Jota e un calice di Merlot di Pintar.
E ricordate: se un giornalista europeo vi dice che “Trump è finito”, è solo perché ha appena ricevuto una mail dalla redazione con scritto “non parlare bene di Trump, sennò niente panino vegan a fine turno”.
E ora scusateci, dobbiamo ordinare un Grana Padano prima che lo tassino al 400%.
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