Gli insegnamenti della Boccia, il sostegno di De Luca ed il possibile endorsement di Peppiniello RDC Conte
Napoli trema. Non per il Vesuvio, non per la camorra, non per i trasporti pubblici che funzionano peggio di un navigatore satellitare del 2003: Napoli trema perché Rita De Crescenzo ha annunciato la sua intenzione a candidarsi a sindaca, o sindachessa… o sindaCESSA della città del buon cibo e dell’ARTE DEL VIVERE. Sì, proprio lei. L’influencer, la regina dei Ticchetòcche girati col Nokia 3310, l’incarnazione vivente della frase “ma che cazzo sto guardando?” Rita, la femme fatale del rione, la Paris Hilton di Roccarasa, sta pensando di scendere in campo. Di far parte di quella casta, come se non facesse già abbastanza cagare, che tanto ci costa e così poco ci dà.
Il programma politico: tra l’assurdo e il codice penale
Rita ha messo giù un programma che neanche il Gabibbo, sbronzo, sotto acido, strafatto di ketamina, in preda ad un delirio mistico sarebbe riuscito a partorire. Punti chiave:
- Reddito di Cittadinanza per tutti, tranne per quelli che lavorano, perché “se lavorano, si hanno da vergognare e non meritano un cazzo”.
- Corsia preferenziale per i SUV rubati con targa contraffatta, così “i bravi ragazzi” possono arrivare puntuali al bar per il caffè e il babà pagato con il la Marchetta a 5 Stelle (RDC).
- Liceo TikTok obbligatorio, con materie come “Lip Sync Avanzato”, “Storia del Trash” e “arrampicatologia Pratica con la Prof. Boccia”.
Sì, perché la nostra Rita ha anche una mentore: Maria Rosaria Boccia. Quella che pare uscita da una puntata scartata di “Uomini e Donne”, famosa perché la dava a Sangiuliano con la speranza di avere in cambio di una seggiola vip. La Boccia, laureata in Svuotamento di Contenuti dai Reel e in Ignoranza Applicata, le sta insegnando i fondamenti della politica: sculettare davanti alla webcam, dire “Italia” con la mano sul cuore e poi buttarsi a gambe aperte in braccio al primo senatore col catetere.
Il trucco? Più che un make-up è un attentato alla retina
Rita entra nelle sale conferenze — cioè nei bar, nelle trattorie, nelle feste del matrimonio del guappo di turno — truccata come se stesse andando a un provino per interpretare Moira Orfei dopo l’esplosione di Chernobyl. Rossetto come vernice per cancelli, ciglia finte lunghe quanto la Salerno-Reggio Calabria, fondotinta a cazzo di cane e brillantini che potrebbero abbattere un il nuovo caccia F47 che tanto piace a The Donald.
Quando parla, sembra che la grammatica le abbia chiesto il divorzio per abbandono e maltrattamenti. Ogni frase è un vilipendio a qualsiasi dizionario, un triplo salto mortale tra congiuntivi scannati e parole inventate, ma non importa, perché la sua formula per la vittoria è infallibile e già collaudata da Peppiniello Superbuco Conte: “Io voglio il Reddito a tutti perché il Reddito è l’unica cosa che mi ha dato più soddisfazione del mio estetista!”
De Luca sostiene la Ticchetochèr e fa l’occhiolino a Conte
In un tripudio di rancore istituzionale condito con l’ormai immancabile retrogusto di Maalox e vendetta personale, Sua Maestà Vincenzo ‘o sceriffo sembrerebbe in procinto sfankulare il Partito Democratico, reo di avergli preferito l’estetica triste e grigia ed i monologhi tritura coglioni di Elly “accarezzami il disagio” Schlein. Offeso come un camorrista escluso da un funerale, Don Vincenzo sarebbe pronto a sbattere i pugni sul tavolo della Regione — tra una bestemmia, un babà e un insulto alla Meloni che ci sta sempre — e puntare a Giuseppe Conte con lo stesso sguardo languido che una vedova del basso 1 di Via Cicciniello 77/B riserva al pizzaiolo abusivo che passa e spassa sotto il suo balcone col motorino truccato e la sigaretta in bocca. Una della condizioni sarebbe il sostegno alla candidatura della Ticchetochèr King Size, che passa con disinvoltura dal filtro faccetta da cane al programma per la riqualificazione urbana dei Quartieri Spagnoli. Una mossa politica raffinata come un rutto ad un funerale ma che, secondo il Pres. Campano, sarebbe assolutamente vincente
La campagna elettorale: TikTok, bestemmie e patonza al vento
Ogni comizio è uno spettacolo. Letteralmente. Balletti in reggiseno leopardato, accompagnati da frasi motivazionali tipo: “Io tengo un sogno: fattura’ senza fatica”. Seguono insulti agli altri candidati, una bestemmia ogni due minuti (per pareggiare il bilancio morale) e poi il lancio del pacco viveri: un sacchetto con merendine scadute, un gratta e vinci e una copia del diploma falso della Boccia.
Ma il popolo la ama
Sta funzionando. Le vecchie col pancione e la minigonna le urlano “Reginè!” dai balconi, i ragazzini la filmano mentre minaccia un vigile urbano con un pacco di sigarette false, i fancazzisti la adorano perché ha promesso il Reddito anche ai parenti dei morti che hanno “smesso di cercarlo” e nelle scuole dei quartieri si insegna “Ma te vulisse fa na gara e ballo?”, suo più grande successo. Secondo gli ultimi sondaggi (fatti da uno spacciatore al Vomero), Rita è al 58%, davanti a tutti, compreso Conte, ma non Antonio, perché prima di tutto c’è il GRANDE NAPOLI
Prospettive: un futuro radioso
Se Rita diventa sindachessa, possiamo essere sicuri dei risultati. Alcune delle sue promesse lo garantiscono:
- Il Comune trasformato in un salone di bellezza con sedute spiritiche.
- Le riunioni comunali fatte in diretta su TikTok con filtro “gatta depressa”.
- Il bilancio gestito da un tipo che scommette tutto sulla Juve retrocessa.
Ma in fondo, chi siamo noi per giudicare? Siamo in un Paese dove uno come Salvini è stato Ministro dell’Interno, dove Berlusconi ha governato con le Olgettine nel cassetto, Tajani è uno statista stimato, la Schlein è leader del secondo partito e ogni tot anni si tenta di far passare Vanna Marchi come economista.
Rita è solo l’inevitabile prossimo passo dell’evoluzione della politica del Bel Paese. Sarà un sindaco che rappresenta la città nel modo più simile a se stessa… come una cartolina di Spaccanapoli fatta col vomito e i brillantini.